Il Papa al Gemelli. Fiori, lumini e messaggi dai fedeli in preghiera

Scritto il 21/02/2025
da Stefano Barricelli

AGI - "Non abbiate paura", esortano le parole che l'angelo della resurrezione rivolse alle donne giunte al sepolcro vuoto, impresse sotto la statua di Giovanni Paolo II, davanti all'ingresso del "Gemelli". E i tanti che salgono i gradini che le stanno davanti non hanno paura, ma speranza: quella che presto Papa Francesco non sarà più ospite del suo 'appartamento' al decimo piano dell'ospedale e tornerà a Santa Marta, a portare a compimento la missione dell'anno giubilare.

A una settimana esatta dal ricovero, la scultura di Stefano Pierotti, inaugurata sedici anni fa, si è trasformata in un piccolo altare all'aria aperta, illuminato da un sole insolitamente caldo per febbraio: fiori, tanti e di tutti i tipi, una lunga fila di lumini di tute le dimensioni, molti con sopra disegnato il volto sorridente di Bergoglio, alcuni messaggi scritti a mano, anche un augurio firmato 'from Usa'.

L'ospedale, una piccola città nel cuore del quartiere Trionfale, come sempre brulica di medici, infermieri, pazienti e parenti in visita, e molti di loro si fermano per un momento di raccoglimento. "Le ultime notizie sono incoraggianti - dice Giulio, qui per una visita specialistica - Speriamo bene, noi abbiamo bisogno di lui e lui oggi ha bisogno delle nostre preghiere. Ma guarirà presto", assicura, cercando con lo sguardo la finestra del Papa. Sono in tanti a chiedere quale sia, specie ai cronisti e agli operatori delle tv 'accampati' nello spiazzo, quasi a invocare il miracolo di un Angelus fuori programma.

Il cappello tra le mani e le mani giunte in preghiera, si ferma "per un saluto'", dice, anche Francesco, che torna periodicamente per i controlli dopo che gli è stato Installato un impianto cocleare: "tutte le volte che vengo - dice sorridendo - mi fermo qui, da Papa Giovanni Paolo. E stavolta anche da Francesco, sa, con il nome che porto".

Il tempo per una preghiera e un bacio alla statua se lo ritaglia anche una famigliola lucana, papà, mamma e bambino di una decina di anni: "ci sembrava giusto fermarci a pregare - dice la donna - per la ripresa del Papa e anche per il futuro di nostro figlio". Carmen, una badante peruviana da anni in Italia, arriva sottobraccio ad una signora molto anziana, che cammina a fatica ma che non ha voluto rinunciare ad un breve passaggio.

Prima erano state nella cappella dell'ospedale, quella subito a destra dell'ingresso principale, sulla cui porta stamattina campeggia l'avviso della camera ardente e dei funerali del professor Scambia, punto di riferimento internazionale della ginecologia oncologica: oggi per la grande famiglia del Gemelli e per molti dei pazienti del medico è un giorno triste.

Zainetto in spalla e piumino, davanti alla statua si siede anche Albert, 35 anni, sacerdote ugandese da tempo nel nostro Paese. "Io vengo qui apposta per Francesco, a pregare per la sua salute - racconta - Lui ha un grande cuore, ha dedicato tutta la sua vita agli altri, è un Papa straordinario. Dicono che stia un pochino meglio, magari domenica potrebbe celebrare l'Angelus da qui..", azzarda. "Difficile - lo smentisce Mario, un anziano che da un po' lo interroga sul suo Paese ("io ci tornero' ", promette Albert) - Dicono che non possa prendere nemmeno un filo d'aria diamogli il tempo di guarire bene, c'è' il Giubileo che lo aspetta..".